Durante un’assemblea di bilancio del Collegio dei Geometri di Bologna, di un paio di anni fa, il presidente diede la parola ad un collega, del quale non faccio il nome, perché illustrasse l’appena congeniato “sportello di ascolto”. Il collega espose il progetto, realizzato ad immagine di iniziative analoghe già presenti, e funzionanti, in altre realtà. L’iniziativa era quella di raccogliere pensieri, sfoghi, consigli e malumori dell’iscritto al Collegio. Era infatti evidente, già da un po’ di anni, il netto e progressivo distacco che il geometra di Bologna ha nei confronti delle proprie organizzazioni istituzionali. Il problema, in realtà, pare esista anche nel resto d’Italia. E’ un dato constatato che la vita di collegio è scarsamente seguita dall’iscritto e che le assemblee di bilancio, unica sede nella quale ci si può esprimere con il voto, finiscano per tenersi tra i consiglieri e pochi altri. Uno sportello di ascolto, se capillare, rischia di essere un grosso impegno e quindi diventa un costo. Io sono tendenzialmente contrario a qualsiasi forma di spesa oltre alla tenuta dell’albo, per il rischio di sperperare denaro. Ciò nonostante, l’iniziativa mi sembrava formidabile e attualissima, quantomeno perché personalmente l’avrei usata abbondantemente. Anzi, colgo l’occasione per dare adesione a questa iniziativa, mettendo a disposizione il mio tempo gratuitamente, come già sto facendo in quanto membro della commissione parcelle.
Del progetto non si è più saputo niente. Abortì ancor prima di cominciare …a proposito di soldi spesi …quantomeno in tempo perso.
Durante la scorsa assemblea per l’approvazione di bilancio ricordai l’annuncio dello ”sportello di ascolto”. Il presidente annotò il mio appunto ma, ad oggi, ancora tutto tace.