finisce male il percorso intrapreso dal Dott. Picchi, a capo di una cordata di colleghi interessati, volto alla ricerca di trasparenza e nel richiamo alle regole di pubblicazione on-line dettate dalla D.Lgs. 33/2013 per le pubbliche amministrazioni.
in sintesi:
– la norma c’è, ma non viene rispettata.
– per fare valere i diritti di trasparenza, l’iscritto obbligato deve ricorrere all’RPCT (uno di loro). non so il caso di Picchi contro EMPAM, ma nel mio caso da geometra fu cosa inutile (mi rispose l’RPCT del collegio dei geometri di bologna dicendomi, in sintesi, “metterò una buona parola. non ho avuto ciò che chiedevo – e quando chiesi agli RPCT della fondazione geometri italiani, della cassa geometri e del cng di fare rispettare il mio accesso, uno mi rispose che non era sua competenze, gli altri 2 non mi risposero).
– non si può ricorrere alla commissione per l’accesso presso il consiglio dei ministri, per il d.lgs 33, e comunque, tale commissione si è espressa, nei miei casi, sempre in senso cautelativo per l’ente (dice che non posso fare indagini esplorative …o robe simili)
– non puoi ricorrere al difensore civico perché ti risponde che il materia di collegi (ordini) e casse non è competente
– quindi, denari e tempi permettendo, sei costretto ad intasare la giustizia ricorrendo al TAR per fare rispettare una roba che è chiaramente già scritta in una legge dello stato uscita 10 anni fa
– e perdi, pur avendo sostanzialmente ragione, perché lo dice la legge.
riporto la sintesi delle motivazioni scritte direttamente in f.b. dallo stesso Picchi :
“inaccoglibilità dell’istanza massiva di accesso universale, come quella indubitabilmente formulata da parte ricorrente, “tale cioè da comportare un carico di lavoro in grado di interferire con il buon funzionamento dell’amministrazione” – In pratica, quando un’amministrazione non pubblica nessun documento da pubblicare obbligatoriamente ai sensi del dlgs 33/2013, non puoi chiedere che siano pubblicati tutti assieme, perchè intralci il lavoro dell’amministrazione…
questo invece lo dico io: …e stiamo parlando di enti che smuovono, gestiscono, incassano oppure perdono, svariati milioni di euro, ne investono troppi in enti collegati che necessitano di poltrone, ma se si tratta di adeguare la trasparenza ad una norma decennale, hanno bisogno di tempo perché costa troppo impegno …. e il giudice gli dà ragione. costretto ad accettare la sentenza non sono convinto che tutto quanto dettagliato sopra possa essere riferimento di giustizia. e mi preoccupa molto pensare all’architettura che sorregge tutto questa ingiustizia.
allego la sentenza pubblicata dal TAR Lazio 9389/2023 del 03/06/2023