ma perchè, tra le 100 associazioni di categoria che pagano i professionisti, non ce n’è nemmeno una che è stata in grado di fare partire una petizione-raccolta firme per l’abolizione del POS??
Marchiati a fuoco
Da qualche giorno, questo è quello che compare in alcune schede dei geometri iscritti al collegio dei Geometri di Bologna.
Sarà anche un obbligo normativo avere l’assicurazione, benchè non paghi nel 90% delle possibili casistiche di “sbaglio” della professione del geometra, ma questa marchiatura a fuoco mi sembra decisamente punitiva. Ho dato un’occhiata ad altri collegi e non ho trovato nulla di simile.
Ovvio, che così facendo ci si leva dai piedi un po’ di concorrenza! …che continua però a pagare l’eccessiva quota aassociativa. A me non piace! …”mi sa di brutto”! …un po’ come si fa negli allevamenti intensivi.
votare contro
Esiste solo un modo per invertire la deriva verso la quale stiamo andando, per ritornare poveri geometri, per mantenere quel velo di ignoranza che ci rende comprensibili al committente, per impedire che chi è ricco e studia vada avanti, per evitare di farci cacciare fuori dai nostri colleghi da un mercato saturo a colpi di crediti formativi e specializzazioni comprate, per farci ribellare alla costrizione dell’asseverazione falsa, utile solo a gratificare gli incassi che gli enti ottengono fingendo di aumentare gli standard dell’abitato. Esiste solo un modo: votare contro!!! …vai alle prossime votazioni di bilancio del tuo Collegio e vota contro. Diminuisci di almeno un terzo la quota obbligatoria associativa e vedrai come tutto cambierà!
articolo interessante “L’europa non ce l’ha mai chiesto”
vorrei segnalare questo articolo, trovato su una rivista on-line chiamata LP , che non sta per liberi professionisti ma per lavori pubblici. E’ stato scritto da Raffaella Forgione, vice presidente del comitato professioni tecniche. Non sapevo esistesse questo comitato. Mi ha aperto un mondo.
http://www.lavoripubblici.it/news/2016/01/PROFESSIONE/L-Europa-non-ce-l-ha-mai-chiesto-_16357.html
rinnovo firma digitale di un povero geometra l p
Mi sta per scadere la firma digitale che già avevo fatto 3 anni fa (circa) appoggiandomi alla convenzione che consiglio e/o cassa avevano fatto con aruba. Quindi procedo per il rinnovo. Entro in cassa, mi abilito, cerco le pagine di convenzione, vengo spedito in geometri in rete (ulteriore servizio dei geoemtri-servirà? Non so …nel frattempo si è un po’ indicizzato così qualcuno poi dirà che serve) poi rigirato in aruba dove pare sia stato identificato come convenzionato. Però non sa chi sono e pare mi debba iscrivere. Ma io son già iscritto perché il sito dal quale sto scrivendo in rete è gestito da aruba. Quindi mi riconosce. Però non va avanti e mi dice ALLERT! …ma allert de’ chè? Allora mi iscrivo come un nuovo soggetto però non gli piace. Il codice fiscale è già in banca dati …quindi non va bene …mi sembra che mi riconosca come una azienda …ma io non sono una azienda. Poi qualche problema con Java. Quindi scarico rilancio accendo spengo brigo e faccio. Poi mi rompo e rimando al giorno dopo. Sarà intasato. E così il giorno dopo riprovo. Stessa identaica procedura, stesso tempo perso, stesso inutile risultato. Quindi chiamo aruba. 10 minuti in attesa per non perdere la priorità acquisita, poi, senza alcuna risposta mi buttano giù loro. Riprovo. Stessa cosa. Quindi faccio un TICKET. Una robina con cui fai un quesito di robe che non sai, descrivendo robe impossibili da descrivere, sperando di spiegare un qualcosa senza sapere nemmeno il perché e cosa stai spiegando, visto i passaggi infiniti e le infinite possibilità di aver sbagliato. Lo spedisco e lì giace da 24 ore.
Il giorno dopo chiedo al mio collegio, visto che durante la procedura mi chiedono autentiche di appartenenza collegiale. Ma quel pomeriggio non ci sono e richiamo il giorno dopo. Ciao …sono …sto cercando di… ne sai? …devo fare qualcosa da voi? visto che tra le frasi mi chiedono un numero di convenzione? Dico. Dicono. Proviamo insieme. No non so. Si. no. Allora sento da S… Ciao… Sono…. Sto cercando di fare …proviamo insieme …entra qui ….schiaccia là ….mena briga ….ok perfetto. Abbiamo rifatto insieme quello che avevo fatto da solo. Non riusciamo ad aiutarti. Grazie, molto gentili, attendo risposte da aruba ciao. Baci abbracci.
e ci sono colleghi ultra settantenni, con timbro, che il pc manco sanno accenderlo.
La morale
Ho perso molto tempo, benchè abbia poco valore, ne ho fatto perdere al mio collegio, che pago, ne hanno perso soggetti pagati dalla cassa per fare siti , pagine e aggiornamenti, che pago anch’io. Ne farò perdere ad aruba, che pago da convenzionato cassa e perché cliente diretto, il quale mi chiede 15 euro in convenzione per il rinnovo della firma, sulla quale ci saranno spese e tasse ….suppongo, quindi poco guadagno, forse già perso se mai mi risponderanno. Mi sembra un meccanismo perverso e improduttivo. Mi richiama alla mente i similari metodi di rimbalzo “pippe” creati a doc per generare occupazione …per fare poltrone. Ce ne sono 100 mila di esempi a livello statale e mi chiedo se anche nel mio mondo non ce ne siano già troppi.
Mi rendo conto dell’innovazione evolutiva, del risparmio di carta e della gestione moderna del sistema pratiche. Posso capirlo e in parte anche approvarlo. Sarei però curioso di ripercorrere tutta la storia normativa ….dai fondi stanziati dall’Europa in giù ….dove sono arrivati? …le disposizioni gestionali e i costi annessi, per poter meglio capire quanto è costato questo processo al contribuente, oltre a quello che sta costando a me in questi 2 giorni e ai 100 mila liberi professionisti.
Poi mi giunge voce di altri paesi, forse più evoluti, che la firma digitale la gestiscono e la appaltano direttamente a livello ministeriale. Te la dà lo stato direttamente, pure gratis. Noi siamo bravi a generare occupazione, mi chiedo però per quanto saremo in grado di pagarla.
…attendendo il rinnovo della firma …e il fallimento del mio sistema.
lettera sulle norme a favore delle società di ingegneria – Rete Professioni Tecniche
Allego un articolo che girava in rete. Ero a conoscenze di reti interprofessionali ma non so bene cosa facciano anche perchè non mi pare che ci sia una adeguata divulgazione.
Fossero sempre in grado di denunciare in maniera cosi ferma, potrei rivedere i miei preconcetti.
ma …cos’altro hanno fatto? qual’è il loro sito ? e l’organo di divulgazione? l’ordine del giorno? il fatto e il da farsi? …cercherò.
Prot.-n.315-del-13_11_2015-lettera-Senatori-DDL-Concorrenza-AS-2085
commento articolo di Carlo Pagliai
Allego di seguito l’articolo di un professionista che appare spesso in rete nei circuiti in cui si discute di libera professione. Non lo conosco. Ho letto qualche suo articolo. Colgo però l’occasione della pubblicazione del seguente suo articolo per commentare, a seguito, con un mio personale parere sullo schifo di periodo nel quale ci troviamo.
Questo l’articolo di Carlo Pagliai:
Caro Geometra, Architetto e Ingegnere, diciamoci la verità senza nascondersi dietro a un dito: erano bei tempi quando con la “pianta tipo” costruivi sette piani; erano bei tempi quando la gente si indebitava per comprare ogni metro quadrato cementificato.
Probabilmente molti colleghi commenteranno stizziti le mie seguenti parole, e non me fregherà un bel niente.
Rammenti quante volte è venuto un perito della banca col “sopralluogo dei cinque minuti” e sovrastimava il valore degli immobili per accontentare l’acquirente affinché infilasse nelle rate del mutuo anche mobili, il viaggetto alle Seychelles e l’abbonamento Pay Tv?
Ricordi quante espansioni urbane e speculazione edilizia sia stata fatta negli ultimi venti anni quando già c’era un enorme patrimonio edilizio esistente sfitto e da recuperare ?
Quanti immobili di nuova costruzione fatti da cani, difformi e con qualità discutibile rispetto al loro prezzo esorbitante hai avuto modo di visionare ? Parecchi direi, anche a giudicare dall’impennata di contenzioso nel campo dell’edilizia circa i vizi e difetti.
Poi è arrivata la cosiddetta Crisi, che invece finalmente qualcuno sta cominciando a chiamare Cambiamento.
Il giochino “Cementifica & vendi” è andato a puttane dalla mattina alla sera, è bastato veramente poco per far saltare una tragedia speculativa annunciata.
Questo giochino è andato avanti col motto “tanto i prezzi delle case saliranno sempre”, si sentiva in bocca a quasi tutti gli operatori del settore, mentre si sapeva bene che nessun sistema può crescere per sempre; lo dicono l’Economia, la Fisica e l’Ecologia.
Ed ecco che nel 2008 si supera il punto di rottura in quanto:
- si smette di fare finta di non capire che l’offerta immobiliare aveva superato la domanda da un bel pezzo;
- la congiuntura economica inizia a mettere in crisi le famiglie, soprattutto coloro che si erano indebitati con mutui ventennali / trentennali, che smettono di pagare le rate;
Non pagando più le rate gli immobili vanno dritti all’asta incrementando ancora di più l’offerta immobiliare di fronte a una domanda stagnante, motivo per cui le aste vanno sempre più deserte procedendo coi ripetuti ribassi, arrivando anche a dimezzare il valore indicato dal mutuo iniziale (non dimenticare che la Banca nel frattempo sta perdendo gli interessi composti sul mutuo, oltre che al capitale prestato).
Finché fino al 2008 erano casi isolati le Banche qualche schiaffo potevano sopportarlo; dal 2008 in poi essendo divenuta epidemia le banche hanno iniziato a subire oltre ogni sostenibilità.
Quindi i nodi arrivano al pettine: la banca “ladrona, cattiva e assassina” (slogan diffuso su molti profili social) non potendo stampare soldi dal niente ha dovuto iniziare a mettere a bilancio queste perdite o minusvalenze, d’altronde a qualcuno il cerino acceso doveva pur rimanere in mano.
In questi giorni è arcinota la notizia che alcune banche sono schiantate perchè la verità si è affacciata alla finestra: avevano in portafoglio un sacco di merda immobiliare svalutata, motivo per cui qualcuna aveva iniziato ad ovviare emettendo Obbligazioni, poi divenute cenere al momento in cui si è evidenziata de facto l’insolvenza di alcune banche.
Non so quanto sia vera la notizia che altri istituti di credito siano sofferenti allo stesso modo: la cosa certa è che la montagna immobiliare invenduta o pignorata all’asta sia enorme, e ciò significa che per i prossimi dieci anni possiamo scordarci espansioni, lottizzazione e nuove costruzioni impegnanti consumi di suolo (a proposito, quanto cazzo ci vuole per fare una legge nazionale su questo punto ? ).
Quindi caro Geometra/Architetto/Ingegnere non ti stupire se gli “Urbanisti cattivoni” faranno Piani Regolatori sempre più avari di nuove espansioni, a meno che non si voglia ammazzare di IMU edificabile gli sfortunati possessori terrieri che non avranno la tanto agognata rendita finanziaria, almeno per un bel pezzo. Piuttosto dovremmo orientarci concretamente alla tanto sbandierata Rigenerazione Urbana.
Nel frattempo le difficoltà per i liberi professionisti non finiscono qui:
- le norme urbanistiche nazionali e regionali si intrecciano sempre più, facendo corto circuito in vari casi;
- la committenza sta diventando sempre più litigiosa, diffidente e irrispettosa verso te professionista;
- le tariffe professionali sono state abolite;
- è giunto l’obbligo di formazione e aggiornamento professionale;
Al punto 1:
non so che farci, d’altronde abbiamo Legislatori a immagine e somiglianza della popolazione. Se non vi piacciono, emigrate o entrate in politica.
Al punto 2:
la committenza non ha tutti i torti, ha iniziato a comportarsi così perchè gli sono stati dati ampi motivi; lo comprova l’aumento esponenziale dei contenziosi chiamanti in causa i professionisti.
Al punto 3:
chissenefrega se le tariffe sono state abolite: per quanto mi riguarda le ho sempre ignorate e non ho mai avuto bisogno di far tassare una notula, l’arte di farsi pagare è appunto un’arte: va solo imparata e allenata.
Occorre essere imprenditori e venditori delle proprie capacità professionali, chiarire da subito prestazioni e onorari, e cadenzarne i pagamenti.
Lo fa da sempre qualunque azienda, da quelle microscopiche alle macroimprese.
Imponetevi una vostra tariffa minima professionale, date un valore a quanto fate e agli obbiettivi che volete raggiungere.
Per quanto sconto possiate fare alle vostre tariffe professionale, nessuno vi farà sconto sul piano della Responsabilità civile e penale che avete addosso: quasi sempre scatta la responsabilità extracontrattuale di natura decennale per ogni prestazione firmata.
Il mio idraulico per infilare il braccio nel cesso intasato prende ben 24 €/ora. Pensate di sopravvivere alla Crisi facendo le APE a 50 € o prestazioni a prezzi simili ?
Al punto 4:
su questo punto devo dire che il dilagante ostruzionismo all’aggiornamento professionale non depone a favore.
Se vi fa male un dito vi affidate a un medico aggiornato o a uno che ignora l’esistenza della Tac ? Suvvia, siate sinceri con voi stessi prima di rispondere!
Ecco, lo stesso vale per i professionisti tecnici.
Essendo professioni puramente intellettuali, il nostro unico patrimonio è appunto l’intelletto, è l’unica cosa che abbiamo da vendere al prossimo.
L’aggiornamento è l’unica forma di investimento fattibile dal professionista, a favore del professionista stesso: in un momento di accelerazione normativa, di Cambiamento, di innovazione, chi si ferma è perduto.
E’ del tutto inutile cercare un colpevole, arte in cui gli italiani sono maestri, inutile prendendosela con le scie chimiche, le banche ladre o con l’arrivo del Pianeta X, a volte si leggono perfino pesanti accuse agli Ordini professionali.
Gli Ordini professionali non possono fare da mamma o da manager a nessuno.
Il fatto è che il mondo delle professioni deve mutare e travasarsi nel più selvaggio e impietoso mondo imprenditoriale.
Per questo ti aspetto al mio nuovo corso di Digital Marketing & Comunicazione per professionisti tecnici di prossima attivazione.
P.S: prima di commentare sei pregato di contare fino a dieci.
Carlo Pagliai
Questo il mio commento:
….8….9…..10. Ecco, ho seguito il tuo consiglio ed ora posso rispondere.
Essendo io una persona a volte sboccata non starò a farti morali sulle parolacce sparse qua e là nel testo. Anzi, voglio complimentarmi perché a tratti narri esempi significativi di aspetti della professione, dal dopo guerra a oggi, che non vanno dimenticati e li esprimi con interpretazioni che in genere condivido. Due cose però non condivido, la conclusione, perché è pubblicità (comunque l’accetto) e l’addossare alla mancata preparazione del professionista la colpa del calo di lavoro. Sia ben chiaro, siamo tutti ignoranti e c’è sempre da imparare, ma ciò che tu sostieni essere la soluzione è solo un piccolissimo aspetto, una percentuale irrisoria. La realtà è che stiamo correndo dietro a standard qualitativi europei che sono irrealizzabili e utopistici nei territori occidentali, storici e iper-edificati. Tali standard si possono ottenere solo sulle nuove costruzioni e sulle demolizioni con ricostruzioni totali. Le case non si fabbricano, ma si fanno in cantiere (in Italia si ristrutturano), là dove le braccia strappate alla delinquenza si sfogano lavorando e, purtroppo, a volte muoiono. Questa era la nostra realtà. La vogliamo cambiare? Non è questo il metodo, e non è detto che esista. Le infinite norme europee stanziano denari utili solo alla loro divulgazione, cioè agli enti.
Ti rammenti la L.373/76? …poi la L.10/91 e per quanto ci è stato insegnato il concetto di “punto di rugiada”? …quanto lo abbiamo studiato e calcolato! E oggi dov’è finito il punto di rugiada? Il male assoluto da scongiurare ad ogni costo, pena l’inabitabilità dell’edificio causa “muffa”!!! …te lo dico io dov’è finito: in nome dell’abbassamento dell’inquinamento energetico e della CO2, l’abbiamo lasciato nei muri, nascosto dai cappotti termici …nella speranza che si asciughi d’estate.
E le norme sismiche? Sono rimaste per 40 anni nei cassetti, studiate e riformulate da 100 commissioni statali. Mai approvate per scelte politiche-sociali. Avrebbero aumentato il costo di realizzazione degli edifici quando la fame si sentiva, il boom economico era da cavalcare e il lavoratore migrava. Sarebbero state utili allora. Escono oggi quando il territorio non ha più nulla da edificare e i soldi vengono investiti in Cina oppure nei paradisi fiscali. E ora che facciamo? Demoliamo e ricostruiamo? E da dove partiamo? Forse dagli infiniti stupefacenti centri storici medievali che per anni abbiamo immobilizzato “nei” regolamenti edilizi? Oppure partiamo dalle sterminate periferie condominiali, dove le banche hanno la loro stabilità economica nei sempre “obbligati” mutui bancari? Periferie che, se non sono stabilità “ipotecaria” per le banche, sono comunque vanto ed illusione di valore per gli infiniti risparmiatori che le hanno riscattate dopo una vita di sacrifici.
Hai un bel da studiare!!!! …non è stato scoperto nulla di nuovo da imparare, sono solo cambiate le scelte e con le nuove scelte si è bloccato il mercato. Moriremo tutti di fame, con la speranza però di aver migliorato il nostro “abitato”. E se ci pensi bene, nemmeno la qualità delle nostre case migliorerà. Se si ferma l’edilizia, che è uno dei principali traini del mercato, crollerà l’economia e non ci saranno nemmeno i soldi per ristrutturare e quindi migliorare. Moriremo a causa di un sisma, nelle case inquinanti ancora di proprietà delle banche.
Il finale è tragicomico volutamente.
Mi fermo, ma potrei continuare all’infinito. Amo la mia professione. Ma, …no! Credimi. Studiare è solo la punta dell’iceberg.
Con rispetto.
Andrea Savini geometra l.p.
se non paghi l’iscrizione obbligatoria alla Fondazione Geometri Emilia Romagna ti sospendono dall’albo
In sede di bilancio, qualche anno fa, ho preso la parola e, ritenendo ingiusto il pagamento di € 5,50 per iscritto relative alla sovvenzione della Fondazione dei Geometri Emilia Romagna, ho chiesto al presidente del collegio: se io non pago questi 5,50 €, visto che non mi viene consegnato il bilancio della fondazione contestualmente al bilancio del collegio, mi sospendi dall’albo?
Il presidente del Collegio di Bologna, persona preparate, colta (rispetto alla media di noi poveri geometri) e senz’altro garbata, quantomeno nell’esposizione pubblica, mi ha risposto con un certo “aplomb” (http://www.treccani.it/vocabolario/aplomb/): non ti sospendo io, ti sospende il consiglio di disciplina.
Per dovere di correttezza, negli anni successivi ho ottenuto qualcosa dalla Fondazione e qualcos’altro sto cercando di ottenere. Se riuscirò, pubblicherò.
nessun credito formativo per partecipare all’approvazione del bilancio
Hai mai fatto caso che non ci sono crediti formativi per chi partecipa alla riunione di bilancio? Eppure è un momento aggregativo durante il quale viene divulgata la nuova linea annuale di regolamento impartito. Sarebbe opportuno che venissero istituiti. Almeno per non fare credere a facinorosi che sia meglio rimanere in sordina.
Riunioni di bilancio
Ogni anno ci sono almeno due riunioni di bilancio presso i collegi dei geometri. A Bologna funziona così. Sono ovviamente aperte a tutti gli iscritti ma, come per le elezioni, non si presenta quasi nessuno. E’ quindi ovvio il disinteresse per l’evento, forse anche per ciò che si fa. Gli assidui sempre presenti sono i consiglieri, i partecipanti alle commissioni e i bracci destri degli uni e degli altri. Non è consuetudine che i consiglieri si astengano, nemmeno il presidente, che votano sempre a favore, ovviamente. Qualche volta è presente qualche collega che milita anche nel sindacato, organo di concezione volontaria e soggettiva, del quale ammetto di non conoscere nulla, anche perché non mi è stato mai divulgato niente. Si dice che un tempo qualcuno di loro abbia votato contro, nel periodo in cui hanno anche presentato una lista di opposizione. Negli ultimi cinque anni, forse più, hanno sempre votato a favore, eccetto uno che si è astenuto in un paio di votazioni. Se ci fossero tutti i verbali on-line potreste constatarlo. Comunque fidatevi, l’unico che ha votato contro negli ultimi anni sono solo io.
Analisi: 1) io sono il solito spacca p…. 2) a nessuno frega niente 3) sono tutti colpevoli del fatto che la nostra professione stia andando in vacc…
Durante la riunione di bilancio viene divulgato, con lunghi discorsi del presidente, l’ultima linea direttiva impartita dall’alto e le relative disposizioni applicative. Difficilmente vi è un dibattito di condivisione. E’ scontato che si debba fare. Dopo la riunione ciò che è stato detto si applica, dando per implicito che, se nessuno ha votato contro, se nessuno ha fatto domande, se nessuno partecipa, è chiaro che va tutto bene.
Quindi, se ci tieni, vai e vota contro, quantomeno per fare sentire il tuo malessere. La non partecipazione non viene interpretata come parere contrario e nemmeno come malessere. Quindi se non partecipi sei un po’ colpevole. Il voto non può essere espresso per delega, altrimenti le accetterei tutte.